Considerando quello che saremmo divenuti se fossimo stati abbandonati a noi stessi, dobbiamo imparare a benedire Colui la cui mano benefica, correggendo le nostre istituzioni e dando loro un assetto incrollabile, ha prevenuto i disordini che avrebbero dovuto risultarne, e ha fatto la nostra felicità con mezzi che sembrerebbero portare al colmo la nostra miseria.
(Jean-Jaques Rousseau, Origine della Disuguaglianza)
La vita inizia così battendo il silenzio, bramando l’attimo prima, e quello dopo ancora. Il respiro la nutre, la pupilla si dilata, innato è ogni battito cardiaco. Ogni parte accordata si fa spazio e urla prepotente la sua liberazione. È infinito un pomeriggio di marzo, il battito primordiale si muove nel caos privo di leggi di confine, si propaga da una St John’s Wood[1] sul finire dell’inverno, mentre gli Abbey Road Studios affinano l’orecchio al cosmo e incidono la storia di questa nostra assurda vita. 45 minuti e 57 secondi ripetuti in ogni parte del mondo suonano il labirinto dell’esistenza con tutte le sue contraddizioni.
La vita sceglie i suoni i rumori i tempi le armonie e il suo smisurato spettro di esperienze, qualsiasi colore le piaccia.[2] Io ho scelto. Contento di aver guidato fino la strada che mi ha portato qui oggi, disobbedendo ogni divieto ho parcheggiato sulla B507 e immaginato l’inizio del suono, ogni singolo frammento, un ciclo continuo su un tempo inesauribile che nasce, muore e ritorna a vivere. Sono sempre stato pazzo come molti di noi[3], ho trascorso una vita sotto il sole che segue un violento temporale, ho svolto ogni azione sotto quella luce sconfinata che presto però, si può spegnere in una eclissi. Ogni cosa che ho toccato, assaggiato, creato, amato e combattuto, tutto era in sintonia nel sole, ma il sole a un tratto si è eclissato nella luna[4] ed io ho proseguito il mio cammino sul filo teso di una folle e perenne oscillazione.
Il “diamante pazzo” non c’è più, il tempo picchietta effimero ed inquieto dentro il mio orecchio sordo, ride beffardo. Scorre ora stonato, poi scandito dal suono meccanico di un orologio che segna ogni istante avanzare impietoso. C’è un momento in cui la storia giunge nel punto dell’alienazione: non più corpi, né emozioni, né autobiografie, soddisfatta calpesta e pone il suo dominio sul lato oscuro della luna. Manipolazioni elettroniche accelerano i battiti al minuto riducendo il suono a un rumore strozzato, un respiro affannato. Ho tirato calci ad un pezzo di terra della mia città natale,[5] familiare il suolo, ogni spina, ogni scricchiolio ignaro sotto il mio passo. Mi sono girato di spalle al grande concerto nel cielo,[6] finché quella terra l’ho rinnegata affannato a raccogliere a due mani tutto ciò che trovavo di inutile. Un fantoccio con il migliore degli abiti talora protagonista, talora nessuno: money get away/money get back.[7]
La vita ora è superflua, subordinata e impotente nelle azioni, nella spinta creativa e sessuale. Miliardi di vite ovvero la parte debole, la massa più numerosa ridotta a unità di misura di un potere fuori controllo. La massa strumento di narrazione del disastro: per parlare di fame, di vittime, di carenza, per stabilire che i disastri sono inevitabili e fisiologici rispetto ad uno stile di vita che non si può cambiare, che non si può rifiutare. Quello che suona in sottofondo è il ticchettio impaziente e metallico della macchina e davanti a te un muro con una scritta segnata col sangue: c’è scritto Corri, c’è scritto Vivi oggi, il domani è già passato.[8]
Voglio dirvi che in realtà non c’è nessun lato oscuro della luna
Di fatto la luna è tutta oscura
L’unica cosa che la fa sembrare luminosa è quella proiezione che riceve dal sole[9]
Migliaia di eserciti di persone comuni sono in fila battendo le scarpe sul fango, senza alcuna direzione e i generali sono seduti al comando al sicuro nelle retrovie. Pensi di poter materializzare la libertà e poterla comprare? Non lo farai. Non sarà il tempo irregolare del denaro a sancirla, quello di una cassa che si apre e si chiude protetta da eserciti di burattini con una etichetta appesa sul collo. Pronti a sparare.
Non c’è posto per nessuno sulla collina.[10] La storia dei buoni e dei cattivi non sarà più credibile. I sintetizzatori racconteranno che hanno mancato l’arpeggio, scansato ogni scelta, che i buoni e i cattivi si sono arruolati negli angoli di una polarizzazione stridente dove è vietato camminare sull’erba. Tute, caschi e scarpe pesanti, ridono sul lato oscuro della luna nel Brain Damage e non c’è chiave per uscire. La realtà è una buona forma, è una morale che balbetta ipocritamente sotto il plauso di tutte le nevrosi in continua emergenza, tremanti dell’imminente pericolo, ansiose di approvazione sociale, mosse da premi e punizioni, obbedienza e buon comportamento. Emergenze sempre più stringenti, nemici sempre più vicini. Ci sta piovendo addosso il mondo delle cose e arriva a terra esplodendo la nostra miseria.
Allora fermati a respirare, parlami e dimmi che non hai paura di preoccuparti,[11] dimmi che siamo stati folli per troppi anni, che siamo andati oltre i limiti perdendo il tempo per ammazzare l’oggi,[12] ma che la musica non è finita e possiamo ancora attraversare quello che non abbiamo esplorato. Io voglio sentire respirare nell’aria lo scheletro rosa carne,[13] sentirlo calpestare la terra annerita e vederlo impugnare spietato la falce rossa e azzurra per tagliare via tutto ciò che è morte, per rendere quel fango di nuovo fertile. Voglio sentire al rintocco della campana di ferro il magico incantesimo sommessamente pronunciato14] così che non sia inconsapevole della propria natura, così che non sia più la bellezza ad essere effimera, fugace ed impermanente.
Allora la realtà non sarà più monocromatica, sarà una luce che penetra in un prisma per scomporsi in tutti i colori perfettamente connessi. Il tempo è andato, la canzone è finita[15]
ed un battito cardiaco che ritorna alla vita.
The Dark Side of the Moon era un’istanza di empatia politica, filosofica e umanitaria che chiedeva disperatamente di venir fuori. (Roger Waters)
Alla luce di posizioni e scelte attuali che non condivido, i Pink Floyd li ricorderò sempre così.
Laura
NOTE
[1] Quartiere di Londra che ospita gli Abbey Road Studios, studi di registrazione dove venne registrato l’album The Dark Side on The Moon il 1 Marzo 1973.
[2] Any Colour you Like (ottava traccia).
[3] Speak to Me (prima traccia dell’album).
[4] Eclipse (decima traccia).
[5] Time (quarta traccia).
[6] The Great in the Sky (quinta traccia).
[7] Money (sesta traccia).
[8] On the Run (terza traccia).
[9] Eclipse (decima traccia).
[10] Brain Damage (nona traccia).
[11] Breathe (seconda traccia).
[12] Time (quarta traccia).
[13] L’arcano numero 13 nei tarocchi è detto anche l’arcano senza nome. Carta della rinascita dopo una combattuta rivoluzione.
[14] Time (quarta traccia).
[15] Time (quarta traccia).